Pitture

Lo scultore Mario Termini è anche un abile pittore, molto espressivo. L'artista utilizza i colori per rappresentare il suo mondo metastorico.

 
 

Il Guardiano

La Bellezza chiama e l’artista risponde. La responsabilità della vocazione artistica attraversa la vita intera del profeta del Bello. Il suo incarico lo fa osare nel “dire” ciò che altrimenti non sarebbe manifesto.
Il guardiano
Il guardiano si mostra ai nostri occhi come l’anima autoritratta dell’artista, uno specchio in cui è riflessa la sua immagine remota, la sua personificazione in un volto sornione, dai tratti acuti come il suo vedere oltre la realtà, sullo sfondo del suo mondo pulsante, nel colore vivo che irrora vita, lambisce la vena creativa, esplosa nelle sembianze di una figura maschile.
L’impressione di tale espressione si è lasciata sfiorare, ma non sfiorire, dalle carezze del Tempo.
Nella sua chioma ed intorno, danzano forse i sogni o i ricordi, fra gli anfratti dell’invisibile che non gli tace il suo mistero.
Il volto femminile, alla sua destra, non è disgiunto dalla sua rappresentazione, in un divenire cromatico: la giovane donna, che ha gli occhi chiusi come il Guardiano, con il viso immerso nella fluida profondità dei suoi pensieri, è colta verso l’esterno dello spazio compositivo.
Entrambi partecipano alla stessa missione: custodire internamente e trasmettere esternamente il sussurro della Bellezza.
Rita Chiusa, scrittrice


La nascita di Venere

Non si sottrae alla vista di Mario Termini il processo articolato in cui la Bellezza sembra muovere i suoi primi e, forse, ultimi passi. Colta nella profondità di uno spazio atemporale, colmo di energia vibrante, essa si declina in figure eteree, non definite spesso nei loro contorni, le quali emergono fluttuanti da e in un liquido primordiale, elevandosi come nubi che mutano forma in un sovrapposto divenire cromatico. Sembra di spaziare nel mondo ancestrale di verità portate alla luce in un ordine primigenio, che sfugge al controllo del kosmos, in cui si scatena la potenza di una prima generazione di forze volteggianti su uno sfondo mutevole e dunque libero.

La nascita di Venere
La Nascita di Venere, quale omaggio all’amore e alla bellezza, di cui la dea è emblema, ci viene suggerita come un’apparizione rassicurante, poggiata su un trasognato occhio, di chiara citazione della raffigurazione egizia, figura della saggezza, della capacità di cogliere al di là dell’osservazione consueta sulle cose e i fenomeni. Così, la nota Venere rappresentata dal Botticelli si erge in piedi sulla valva di una conchiglia, simbolo che rimanda all’acqua, all’organo riproduttivo femminile ed alla fecondità. Il richiamo pittorico all’occhio in Mario Termini è evocazione del fascino della conoscenza della bellezza, che mostra il suo favore alla Verità, al disvelamento cioè di ciò che è nascosto, sommerso e che viene alla luce nel sacro splendore dell’amore, che tutto muove, visibile agli occhi dei suoi profeti e raccontato, attraverso la potente forza del colore, dal nostro artista.
Così, nella Nascita di Venere, la centralità del tema si evince da quella cromatica: l’occhio è l’interprete di questa storia, che si sviluppa nel suo discorso attraverso la varietà dei colori, con la portata simbolica attribuita ad essi dalla pittura egizia (il verde, colore della vegetazione e della nuova vita; il giallo, colore dell’immortalità, eternità ed indistruttibilità; il blu, colore cosmico dei cieli e delle inondazioni primordiali; il bianco, simbolo di onnipotenza, purezza e di sacralità; il nero che richiama non solo la morte e la notte, ma anche il mondo sotterraneo, foriero di fecondità e di vita, dunque di resurrezione.
In questa opera, è assente il colore rosso, immagine del fuoco e della collera. Al nostro pittore, per un processo consapevole o meno, esso non interessa. Al nostro pittore, per un processo consapevole o meno, esso in questa sede non interessa. Ciò che rileva qui è il moto di luce che si libera nella rappresentazione della dea emergente. Assistono all’evento, come e sullo sfondo, figure amorfe, singolari e curiose, che ritroviamo spesso nella pittura di Mario Termini, quasi a significare che la manifestazione dell’invisibile risponde alla loro discrezionalità, spesso capricciosa, degna di quella delle divinità dell’Olimpo.
Rita Chiusa, scrittrice


Adolescenza

In ossequio alla Bellezza, Mario Termini racconta storie, indagando lo sterminato campo dei rapporti fra ciò che appare e che cade sotto i sensi e quello che si sottrae alla percezione diretta, compresa dallo stesso attraverso l’esplorazione che il colore gli rivela. Tutto nasce e tutto si trasforma sotto le sue mani diligenti, in una dimensione onirica che prevede, ancor prima che descrivere, il flusso vitale che anima il suo immaginario, tradotto in materia.

Adolescenza
Da sempre richiamato dall’aspetto femminile, l’artista in Adolescenza celebra la bellezza acerba e pudica in un soggetto lieve. Esso è coperto di luce e rivestito in accenno da un rosso fiammeggiante, inequivocabile rimando alla passione, che precorre la metamorfosi (descritta dal volo di un’agile figura posta al centro della composizione) in giovane donna, che ha cambiato definitivamente il suo colore, assorbendo lo scarlatto, che sottende l’intera narrazione.
Sembra che sia lo stesso occhio del pittore ad accompagnarci nello svolgimento di questa storia (termine che etimologicamente racchiude dal greco la radice del significato di “vedere”), letta in successione da destra a sinistra, come la pupilla rivolge normalmente la sua attenzione. Siamo provocati da questa processione di visioni: lo sguardo dell’artista, che amministra con discrezione la delicata trasformazione in atto, quello dell’adolescente che si osserva nell’azione di scrutare il viso della giovane donna che diverrà, ed il nostro.
Siamo, dunque, invitati a partecipare della stessa ammirazione del pittore, che fra luci ed ombre, si mostra ancora una volta interprete poetico, attento, generoso, misurato e contemporaneamente autorevole, delle suggestioni del Bello.

Su te, vergine adolescente,
sta come un’ombra sacra.
Nulla è più misterioso
e adorabile e proprio
della tua carne spogliata.
Ma ti recludi nell’attenta veste
e abiti lontano
con la tua grazia
dove non sai chi ti raggiungerà.
[…]
(Vincenzo Cardarelli, Adolescente)
Rita Chiusa, scrittrice


Giochi di colori

Una danza di colori dal forte impatto espressivo. Forte e allo stesso tempo
delicato.
Osservando l’opera, sembra di vivere un’esperienza capovolta di illusione
pareidolitica.
Ma qui le percezioni sono reali. È l’artista che, attraverso un geniale “gioco”
pittorico, rappresenta efficacemente figure eteree, evanescenti, misteriose,
così come accade nell’esperienza onirica, ove le immagini che sgorgano dal
subconscio e dall’inconscio generano comunque profonde emozioni.
Mario Termini, con questa sua pittura, ci offre
cum sapientia
un significativo
“assaggio” di metafisicizzazione del reale

Filippo Minacapilli