Sculture

Le più sensazionali opere dello scultore Mario Termini di Enna. Dall'arte monumentale alle sculture metastoriche.

 

Kalos


C’è un bello “estetico” (il famoso kalos), quello di cui tutti facciamo costantemente esperienza, c’è poi il “sublime” che solo l’Arte può rendere (e che, per sua stessa definizione, è appunto “sub limen”, ossia indicibile) ed infine c’è il Bello tragico…
Alfred Norh Whitehead, filosofo britannico, lo ha descritto con la parola “Pace”, come “l’armonia delle armonie che placa la turbolenza distruttiva e completa la civiltà “.
La Pace di cui parla non è anestesia, ma si riferisce alla rimozione dell’inibizione. Pace è l’intelligenza della tragedia e la sua conservazione.
La consapevolezza fa sì che alla gioia dell’esistenza si intrecci la sofferenza. Dall’attraversamento del buio al risorgimento verso la Bellezza che è Bellezza universale, al di là del mero accadimento, di ciò che poteva essere e non è stato, di ciò che è stato e non è più, di ciò che è e non più sarà!
Emilia Di Piazza, Giornalista


 

Come fermare la realtà e materializzare la fantasia

In Mario Termini realtà e fantasia non sono elementi contrari e contrapposti, poiché, per lui, dipingere e scolpire è come fermare la realtà e materializzare la fantasia; per cui ne risulta un’arte, pittura, scultura, grafica, emotiva di timbro lirico: in ogni opera rompe gli spazi con l’occhio della tecnica e della fantasia, dove domina l’uomo, anzi la donna come eterno femminino.
Emerge un impianto compositivo di slanci dinamici protesi alla conquista di prospettive liriche, in sintesi di spazio e forma, di strutture statiche (il quadro in quanto tale) e di dinamici slanci.
Da questo punto di vista, va osservato che il desiderio di rivelazione ed estensione delle facoltà espressive che oggi – come in passato – caratterizzano il lavoro dell’artista. Poggiando su questi elementi, si può ritenere l’operazione artistica il terreno di ricerca più stimolante e produttivo per perseguire significazioni, illuminazioni, simboli e miti per il nuovo corso della vita.
Paolo Russo, Storico dell’Arte


Le Lumache

La poetica irrealtà del simbolo
Sintesi di apollineo e dionisiaco, i due spiriti primordiali rivivono, si incarnano e si animano nell’opera di Mario Termini: animo complesso, a tratti tormentato, che sapientemente forgia la materia plasmando quell’infinito che segretamente ci abita. E’ narrazione del viaggio verso l’ultimo tabù, quel fondo -enigmatico e buio- ove immergersi e sprofondare per rinascere quale nuova aura, rinnovato spirito di coscienza e conoscenza, estrema e primordiale.
Oniriche e carnali, eteree e sensuali sono le figure dell’artista, viventi nella loro circolarità, principio e fine dello scenario vitale perennemente in bilico fra salvezza e dannazione, nella singolare relazione che instaurano con l’osservatore.
Benevola e matrigna è la donna di Mario Termini, ossimoro potente e prepotente, emblema di un’esistenza che, con le sue attese e i suoi rimandi, non è mai esplicativa di se stessa. Semmai, essa appare come violata promessa di una felicità incompresa e incomprensibile.
Il ciclo delle Lumache è la catarsi, poetica e semantica, di un principio archetipico che in sé tutto racchiude e a sé tutto rimanda, quell’eterno femminino che si agita nei meandri tormentati e tormentosi dell’animo di Mario Termini, fedele cantore della donna, della sua bellezza e della sua crudeltà innocente.
Nel dar voce all’eresia, quale custode del segreto e del significato più profondo dell’esistenza, l’anima si redime nella ritrovata pace col mondo.
La Bellezza – ahimè!- è un’esperienza tutt’altro che rassicurante. È sgomento e meraviglia: la Bellezza stravolge i sensi e destabilizza. Questo lo sa bene l’artista che, col suo dire e non dire, incarna non poco la figura del veggente, colui che sa e, in qualche misura, protegge l’iniziato che si appresta al rito dell’arte che, di per sé, è salvifica… sempre. Bellezza è forza, slancio vitale, Bellezza è disìo!
Emilia Di Piazza, Giornalista


In metamorfosi

A chi può dar ragione un giorno lento,
quando neanche il senso della vita
appare chiaro, come il sole dopo
un temporale avverso al viaggiatore?
Eppure è l’andare un ritmo a tempo
del suo passo, ora stanco, ora attento
a non mutare del suo Esser vero
sua sostanza, dove la natura
sia il respiro saggia, che ora calmo,
ora indefesso, sempre inquieto appare,
sia la vitrea, esile costanza.
Ed intanto tu ti vedi al rimirare
l’amante timida di molle suolo
che fra le tue mani si trasforma.

La polena

Non trema, non teme e va contro il vento,
‘sì audace e mai stanca, compagna austera
che i mari solca, ai prodi naviganti
foriera al loro agire di bellezza.
Nella quiete della sera orante,
irradia il latteo pallore esteso
della distratta luna, sopra il cuore
che ancora nella tempesta si strugge
e anelante spazi di fortuna
alla polena dice del tormento
reso in speranza, perché nella vita
nulla è così certo, se non lasciarsi
trasportar dalla guida e lo splendore
delle sorelle stelle, che Amor brucia


“Contatto “ Giochi d’amore

La volontà di cercare l’arte come mezzo di espressione, come viaggio personale e consapevole per conoscere se stessi e il mondo…non sapendo mai cosa uscirà fuori facendo non solo un tuffo nella sperimentazione, ma aprendosi anche alla creatività. Beh, lì sei certo che può accadere di tutto.
Si ha sensazione di entrare in contatto con un’altra dimensione, con equilibri sospesi tra la musica e la poesia e tanto altro, sensazioni vicine a mille cromie; provare a convincersi il più possibile che scoprire il senso in cui deve creare il pensiero guida la mano…la fa perdere per trovare l’idea di ciò che si deve fare o modellare…
Questo è il percorso più bello dell’arte: il viaggio!
Giusi Grasso Pittrice


Il bacio

Dammi la rosa che non appassisce
sulla tua bocca, ferita dal tempo,
avvizzito sopra i tuoi anni.
Ricordi i colori cangianti del sale,
sull’ampia distesa di acqua,
con i suoi fili di seta intrecciati
sopra i sereni fondali?
Disseta questo silenzio in attesa
sulle mie labbra e bevi il mio nome,
crescente come la falce di luna,
protesa verso il tuo viso impaziente
come una rupe a picco sul mare
Rita Chiusa


Tenerezza

Le mani si espandono, si chiudono, in una presenza, in un segreto, in un bisogno:
simili, ma diverse.


Il clown fuori dal circo

Quanta verità e quanta amarezza in questa figura solo apparentemente leziosa, mirabilmente ritratta da un artista geniale. Il clown è un personaggio enigmatico e controverso, investito dalla titanica missione di far ridere, di portare il sorriso: un sorriso che stride con la lacrima che pure
campeggia sulle guance rosee.

Un clown che, in questo caso, è fuori dal circo, un po’ come tutti noi in questo momento che
portiamo il peso di vivere una realtà ribaltata, sforzandoci di essere “normali”.
Già, perché un personaggio è pur sempre un Personaggio, con un copione tutto suo, ma un uomo no,
un uomo può anche essere nessuno … Pirandello docet. È l’ossimoro potente dell’esistenza.
Emilia Di Piazza, Giornalista


L’occhio

Ho visto i tuoi occhi: ho sognato, ho scritto. Oggi li ho plasmati e resi eterni, nel corpo dell’io narrante un viaggio straordinario, il viaggio di una vita, con tutte le sue strepitose scoperte.


La ninfa del lago

L’opera vuole ricordare la bellezza delle Fate, ispirata ai miti e leggende del Nord Europa, ai suoi luoghi e colori. Esse, sempre in forma di fanciulle, facevano parte spesso del corteo di un dio, potenze divine dei boschi, dei monti, delle acque e delle sorgenti, degli alberi. La mitologia greca annovera molte ninfe, il cui aspetto di bellissime fanciulle eternamente giovani attirava molti uomini mortali ed eroi.